L’inversione contabile (o all’inglese Reverse charge) è un particolare meccanismo di applicazione dell'imposta sul valore aggiunto (IVA), previsto dall’art 17 commi 2, 5 e 6 dpr 633/1972, per effetto del quale il cessionario di beni o servizi (cliente o committente), se soggetto passivo nel territorio dello Stato, è tenuto all'assolvimento dell'imposta in luogo del cedente o prestatore.
L’inversione contabile è un meccanismo previsto ed introdotto dalla Direttiva Europea per ridurre il rischio di evasione in determinati settori (ad esempio, in operazioni intracomunitarie o nel settore edile).
Il meccanismo funziona in questo modo: il cessionario/committente integra il documento ricevuto senza l’applicazione dell'imposta applicando l’Iva vigente in Italia per quel bene o servizio. Successivamente registra il documento sia tra le operazioni passive che tra quelle attive.
In linea di massima, i casi di applicazione dell’inversione contabile che possono occorrere a una impresa possono essere:
a. Acquisto oro da investimento/cessioni materiali d’oro e semilavorati di purezza >325 millesimi (art. 17 comma 5);
b. Prestazioni di servizi di pulizia, di demolizione, di installazione di impianti e di completamento relative a edifici (art. 17 comma 6 a-ter);
c. Prestazioni di servizi diverse da quelle precedenti rese nel settore edile da soggetti subappaltatori (art. 17 comma 6 a).
In definitiva, questa modalità di controllo di evasione, che prevedere il versamento dell’IVA da parte del destinatario della cessione o prestazione e non del cedente o prestatore, si gestisce facilmente ma avviene relativamente in pochi casi.
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